Questo omaggio inizia con una bizzarra scena in riva al mare, dove verità e bugia fanno subito cenno.
Da dietro figura un regista seduto su una sedia intento ad osservare dei personaggi che si esibiscono comicamente per lui - sullo sfondo un immenso mare proiettato, disegni e vignette si alternano velocemente in successione. Per chi non conosce, tutto ciò potrebbe sembrare strano, ma i richiami a Rimini (città natale di Fellini) e alla sua attività di vignettista, sono evidenti. Il narratore ci introduce un giovane che suona alla porta della redazione del Marc'Aurelio, è un Fellini diciannovenne che presenta le sue vignette e viene preso per la rivista satirica. Timido, ma con la sicurezza e i silenzi che solo certi grandi artisti possono permettersi; viene introdotto e presentato agli altri disegnatori - da quella esperienza agli esordi come regista non passerà molto.
E' curioso vedere che il giovane Fellini interpretato da Tommaso Lazotti ricordi nella figura Andrea Pazienza, uno dei più grandi disegnatori italiani, che nel 1980 firma la locandina del film "La città delle donne" per il grande cineasta. Il documentario è un susseguirsi di lunghi piani sequenza, le scene sembrano schematizzate a vignette, dove ogni inquadratura sembra voler descrivere il totale della scena - il tutto è raccontato quasi esclusivamente come una conversazione. E' possibile vedere il passaggio da un'ambientazione all'altra dei personaggi, che escono dalla scena e attraversano i set dello Studio 5 dove è stata girata la maggior parte della ricostruzione - storico teatro di posa familiare a Scola e Fellini, luogo in cui quest'ultimo ha dato vita a intere città e a gran parte dei suoi film. Il ritmo del racconto non è molto agile nella parte sceneggiata, questa si alterna ai documenti e alle testimonianze di archivio che danno una certa dinamica, ma rappresentano solo una piccola parte in questa realizzazione.
D'altra parte non potrebbe essere diversamente, questo è il ricordo di Ettore Scola dell'amico Fellini in primis come uomo e dopo come regista - di testimonianze e ricostruzioni scientifiche del grande artista se ne sono già viste molte; quindi è possibile godere di uno sguardo autentico sulla persona che fu. Alberto Sordi diceva di Fellini:"è il più grande bugiardo che ho conosciuto", Mastroianni, Gassman, Tognazzi, erano tutti suoi amici che si divertiva a frequentare e poi prendere in giro nei provini dei sui film. Nel ricordo di Scola, il fatto che Fellini non si prende mai troppo sul serio è ricorrente - racconta le incredibili passeggiate notturne in macchina per Roma, dove girano alla ricerca di ispirazione; e si fermano a parlare con persone comuni per trovare il surreale nella realtà. Scola ricostruisce le loro conversazioni, il loro essere artisti e amici, dove però gli interpreti non si vedono mai in volto. In questo caso la sintesi e la maestria sta nel fatto che lascia solamente intuire la persona di Fellini e il loro rapporto così duraturo anche in età avanzata, sempre entusiasmante e acuto; senza troppi dettagli e spiegazioni. Sembra la lettura ad alta voce di qualche pagina di diario, un album di fotografie sfogliato, una sequenza di parole che vorrebbe poter ridire; come se stesse parlando ancora con Fellini.
A cura di: Leonardo Garofalo
D'altra parte non potrebbe essere diversamente, questo è il ricordo di Ettore Scola dell'amico Fellini in primis come uomo e dopo come regista - di testimonianze e ricostruzioni scientifiche del grande artista se ne sono già viste molte; quindi è possibile godere di uno sguardo autentico sulla persona che fu. Alberto Sordi diceva di Fellini:"è il più grande bugiardo che ho conosciuto", Mastroianni, Gassman, Tognazzi, erano tutti suoi amici che si divertiva a frequentare e poi prendere in giro nei provini dei sui film. Nel ricordo di Scola, il fatto che Fellini non si prende mai troppo sul serio è ricorrente - racconta le incredibili passeggiate notturne in macchina per Roma, dove girano alla ricerca di ispirazione; e si fermano a parlare con persone comuni per trovare il surreale nella realtà. Scola ricostruisce le loro conversazioni, il loro essere artisti e amici, dove però gli interpreti non si vedono mai in volto. In questo caso la sintesi e la maestria sta nel fatto che lascia solamente intuire la persona di Fellini e il loro rapporto così duraturo anche in età avanzata, sempre entusiasmante e acuto; senza troppi dettagli e spiegazioni. Sembra la lettura ad alta voce di qualche pagina di diario, un album di fotografie sfogliato, una sequenza di parole che vorrebbe poter ridire; come se stesse parlando ancora con Fellini.
A cura di: Leonardo Garofalo
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